 
                         In diverse parti del mondo, soprattutto in Asia e Stati Uniti, mascherine e guanti hanno già iniziato a comparire nei mari e sulle rive delle spiagge: già alla fine di febbraio delle mascherine sono state ritrovate al largo di Hong Kong. L’uso di questi dispositivi potrebbe protrarsi per un tempo indefinito, ed esiste quindi il rischio che si venga a creare un serio problema ecologico, a causa delle cattive abitudini di molte persone, che portano alla dispersione nell’ambiente di queste protezioni, che sono per la maggior parte realizzate con materiali plastici non biodegradabili come il polipropilene. Questa dispersione di dispositivi di protezione non  farebbe altro che aumentare il numero di microplastiche nel mare, con pericolose conseguenze sia per le specie marine, sia per l’uomo, che si nutre di esse. Molte associazioni in Italia e nel mondo si stanno impegnando in campagne di sensibilizzazione per un corretto smaltimento di mascherine e guanti: secondo i dati rinvenuti dall’International Union for Conservation of Nature, ogni anno vanno a finire negli oceani almeno 8 milioni di tonnellate di plastica, costituendo l’80% di tutti i detriti marini, e il cattivo smaltimento dei DPI andrà ad aumentare ulteriormente questi numeri.  A livello mondiale, è stato stimato che basta l’1% di mascherine non smaltite a regola, per tradursi in circa 10 milioni di esse, corrispondenti a 40 mila chili di plastica nell’ambiente.Il Ministero della Salute italiano ha dichiarato che le mascherine utilizzate nel nostro Paese non sono ancora un prodotto riciclabile, e devono essere gettate, come i guanti, nell’indifferenziata. Esiste quindi la necessità, oltre a educare la popolazione ad una corretta gestione di questi rifiuti, di trovare un piano d’azione a lungo termine per quanto riguarda lo smaltimento nelle grandi città. Per ridurre l’entità di questo problema, è anche consigliabile l’uso di mascherine riutilizzabili piuttosto che quelle usa e getta. Queste protezioni, chiamate anche mascherine di comunità, sono facilmente lavabili e igienizzabili, ma non devono essere considerate né dei dispositivi medici, né dispositivi di protezione individuale, e non possono essere utilizzate in ambito sanitario. Sono però utili, nell’ambito della vita quotidiana, a ridurre la circolazione del virus nella vita quotidiana, garantendo un'adeguata barriera per naso e bocca.
In diverse parti del mondo, soprattutto in Asia e Stati Uniti, mascherine e guanti hanno già iniziato a comparire nei mari e sulle rive delle spiagge: già alla fine di febbraio delle mascherine sono state ritrovate al largo di Hong Kong. L’uso di questi dispositivi potrebbe protrarsi per un tempo indefinito, ed esiste quindi il rischio che si venga a creare un serio problema ecologico, a causa delle cattive abitudini di molte persone, che portano alla dispersione nell’ambiente di queste protezioni, che sono per la maggior parte realizzate con materiali plastici non biodegradabili come il polipropilene. Questa dispersione di dispositivi di protezione non  farebbe altro che aumentare il numero di microplastiche nel mare, con pericolose conseguenze sia per le specie marine, sia per l’uomo, che si nutre di esse. Molte associazioni in Italia e nel mondo si stanno impegnando in campagne di sensibilizzazione per un corretto smaltimento di mascherine e guanti: secondo i dati rinvenuti dall’International Union for Conservation of Nature, ogni anno vanno a finire negli oceani almeno 8 milioni di tonnellate di plastica, costituendo l’80% di tutti i detriti marini, e il cattivo smaltimento dei DPI andrà ad aumentare ulteriormente questi numeri.  A livello mondiale, è stato stimato che basta l’1% di mascherine non smaltite a regola, per tradursi in circa 10 milioni di esse, corrispondenti a 40 mila chili di plastica nell’ambiente.Il Ministero della Salute italiano ha dichiarato che le mascherine utilizzate nel nostro Paese non sono ancora un prodotto riciclabile, e devono essere gettate, come i guanti, nell’indifferenziata. Esiste quindi la necessità, oltre a educare la popolazione ad una corretta gestione di questi rifiuti, di trovare un piano d’azione a lungo termine per quanto riguarda lo smaltimento nelle grandi città. Per ridurre l’entità di questo problema, è anche consigliabile l’uso di mascherine riutilizzabili piuttosto che quelle usa e getta. Queste protezioni, chiamate anche mascherine di comunità, sono facilmente lavabili e igienizzabili, ma non devono essere considerate né dei dispositivi medici, né dispositivi di protezione individuale, e non possono essere utilizzate in ambito sanitario. Sono però utili, nell’ambito della vita quotidiana, a ridurre la circolazione del virus nella vita quotidiana, garantendo un'adeguata barriera per naso e bocca. 
                                    